Un romanzo noir come un diario dove, successivamente alle indicazioni del giorno, della data e della località, si susseguono i singoli episodi, nello svolgimento circoscritto dai limiti di tempo e luogo, ma che fanno parte integrante del complesso del racconto e che vedono coinvolti i personaggi legati a Brisa, la protagonista.
Brisa è una ragazza molto
particolare: è alta e ha un bel fisico, il suo viso è caratterizzato da un naso
pronunciato e dalle iridi di colore una diversa dall’altra, che le conferiscono
uno sguardo inquietante, ipnotico perfino.
Brisa ha però una dote assai
inconsueta: è in grado di prevedere il futuro delle persone sfiorando, con i
suoi lunghi capelli, le fotografie o gli oggetti delle persone.
In paese Brisa è considerata una stria, una strega e non è sempre
benvoluta, persino dai parenti presso cui vive.
Il romanzo si svolge agli inizi
degli anni ’60 del secolo scorso; Brisa è immersa in avvenimenti forti, che
rievocano fatti simili accaduti in un passato recente, in situazioni scabrose e
tragiche alternate a momenti di autentica ilarità, in misteri da risolvere e
indagini dei Carabinieri, in amori che ritornano o che si presentano per la
prima volta, il tutto accompagnato dalle canzoni in auge in quel periodo o dalla
rievocazione di eventi effettivamente avvenuti in quegli anni, come la tragedia
del Vajont. La sua dote divinatoria a volte sarà risolutiva, in altre occasioni
Brisa dovrà tacere su quel che ha visto, ma solo la sua prontezza di spirito la
salverà da un pericolo mortale.
Paola Rambaldi ha scritto un
romanzo molto particolare, come la sua protagonista.
Un racconto crudo, diretto, senza
sconti e mezzi termini, che proietta il lettore in quegli anni successivi al
boom economico, in una provincia ferrarese sfiorata da un timido benessere, in
ambientazioni e situazioni assai realistiche che lo coinvolgono e lo inducono
a proseguire la lettura, per mettere insieme tutti i tasselli di cui è
composto.
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