È indubbio che stia montando, in
strati eterogenei della popolazione, una certa insofferenza per l’attuale
classe politica al potere.
Dopo due anni di emergenza
sanitaria e nella prospettiva di un prossimo peggioramento in termini di
contagi, ricoveri e decessi per il virus, mentre una guerra regionale,
trasformata ad hoc in mondiale, ha fermato la flebile ripresa economica, innescando
anzi processi recessivi e quando un’estate tra le più calde degli ultimi
decenni provoca crisi idriche ed emergenze agricole, il tutto generando un
potenziale disequilibrio sociale, è ovvio che molte persone inizino a pensare
che chi ha l’onere di governare le questioni sia inadeguato, nonostante
l’appellativo di “migliore” o le incensazioni della maggioranza dei media.