(Video tratto di YouTube)
Nel video proposto, il grande attore di varietà, rivista e
avanspettacolo Ettore Petrolini (1884-1936), veste i panni di Nerone – uno dei
suoi personaggi più riusciti – mentre arringa la folla dopo l’incendio di Roma.
Taluni interpretano la scenetta come una critica alla dittatura fascista (si tratta dello spezzone di un film del 1935), anche se in realtà Petrolini era un convinto fascista.
A prescindere se le reali intenzioni del Petrolini fossero
di critica all’allora regime, è inconfutabile la derisione di un potere un po’
cialtrone e sconquassato che con la retorica e la favella si impone ad una
moltitudine acritica: «il popolo, quando sente le parole difficili, si
affeziona», nella falsa illusione di una reale capacità di governo, commisurata
all’uso di un linguaggio forbito.
Ancor peggio l’accettazione di questo potere, anche quando
resta impassibile di fronte alle esigenze della Nazione: «il popolo, quando si
abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo».
Governare è un’impresa difficile, specie oggi per l’estrema
complessità della società moderna; non per niente i Greci antichi, ai quali
molto dobbiamo per lo sviluppo della società occidentale, coniando il termine
politikḗ - politica, facevano riferimento all’arte, “arte che attiene alla
città-stato”, il che significa che occorre avere una spiccata bravura per
cimentarsi in questa attività basilare per le società umane.
Sempre gli antichi greci sperimentarono varie forme di
governo, dall’aristocrazia (il governo dei migliori), alla timocrazia (dove i
diritti e i doveri dei cittadini sono stabiliti in base al censo), fino alla
democrazia, nella quale si amministra non in capo a pochi, ma alla maggioranza.
Nelle semplici città-stato greche la democrazia era
esercitata in forma diretta, consultando tutti gli aventi diritto per ogni
questione saliente. Ovviamente il metodo diretto è difficilmente applicabile
nelle moderne e complesse società, per cui la democrazia si esercita attraverso
la forma elettiva-rappresentativa che prevede l’affidamento del governo a chi
raccoglie la maggioranza del consenso degli aventi diritto.
La volontà popolare è quindi espressa attraverso il voto. Il
voto, la scelta, è l’essenza della democrazia.
Ma quando un governo non è il risultato di una scelta popolare,
quanto di una designazione arbitraria, si può ancora parlare di democrazia?
Per pur bravo che possa essere chi amministra – ammesso e
non concesso lo sia veramente o addirittura che sia fatto passare per bravo
anche se non fa nulla di buono, come ci ricorda Petrolini della sua scenetta –
se non è stato scelto attraverso una consultazione popolare, non può essere
democratico.
Dall’essenza della democrazia all’assenza di democrazia, il passo è breve.
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