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Come un naufrago, inserirò in una bottiglia, ovvero questo Blog, i miei messaggi
che affiderò al vasto mare del WEB, affinchè qualche navigatore li possa
scorgere tra i flutti, così da leggerne il contenuto e scoprire la mia passione
letteraria.

sabato 16 gennaio 2010

"Il Gatto & la Volpe editori"


Come molti, coltivo la passione della scrittura ed ambisco, un giorno, a veder pubblicato un mio libro.
La vanità, si sa, è una delle debolezze umane ed io non saprei se definirmi vanitoso piuttosto che debole; ad ogni modo sono umano e come tale agisco.
Nell’illusoria speranza di approdare a chissà quali ribalte culturali e farmi notare come autore, prendevo parte a concorsi letterari.
Tempo fa, ad uno di questi concorsi bisognava partecipare con un romanzo di almeno 50 cartelle editoriali. Per chi non lo sapesse, la cartella editoriale è un foglio A4 dattiloscritto, contenente 1800 caratteri in 60 colonne per 30 righe.
Per motivi che ritengo inutile citare, mi riduco a scrivere quel romanzo una decina di giorni prima della scadenza del concorso.


Naturalmente non risulto vincitore né il brano è segnalato tra quelli meritori.
Tuttavia qualche settimana dopo la conclusione del concorso, la casa editrice che lo aveva promosso, mi inviò una lettera, comunicando che la mia “opera” (uso il loro termine), sarebbe stata attentamente vagliata per valutarne la possibilità di pubblicazione nelle loro collane editoriali, sempre che io non lo escludessi espressamente.
Non escludendolo, poco tempo dopo mi giunse una seconda lettera, nella quale la casa editrice mi assicurava che la mia “opera” poteva benissimo rientrare nei loro programmi editoriali, ma che era necessario, da parte mia, una “collaborazione” (l’inciso è mio), consistente nell’acquisto diretto o da parte di terzi, di un limitato numero di copie a prezzo pieno di copertina.
La missiva concludeva che, se interessato, senza alcun impegno da parte mia, avrebbero provveduto ad inviarmi l’accordo di edizione.
Questa volta rispondo, precisando che ero ovviamente interessato all’offerta, subordinando l’adesione alla conoscenza delle questioni economiche.
Passa un po’ di tempo e mi recapitano un pacco contenente l’accordo d’edizione, la rivista-catalogo, un saggio da loro pubblicato ed un libro scritto da uno dei titolari della casa editrice, contenente indicazioni utili per i nuovi autori.
Tutto confezionato in modo molto professionale.
La “collaborazione” richiesta consisteva nell’acquistare circa 270 copie della mia “opera” al prezzo di copertina (quindi pieno) di 6-7 Euro, per un esborso di circa 1800 Euro, pagabili subito, con uscita del libro in tre mesi, oppure comodamente anche a rate, in tal caso il libro sarebbe uscito dopo sei-sette mesi. In ogni caso al saldo della cifra di “collaborazione”.
Il libro scritto dall’editore, nondimeno divertente, non era altro che una somma d’argomenti e giustificazioni atti a dimostrare che la “collaborazione” dell’autore esordiente con l’editore era indispensabile.
Vengo così a sapere che su un prezzo di copertina diciamo pari a 100, ben 10 vanno all’autore, 30 ai distributori, 35 ai librai, restando agli editori solo 25. Questi venticinque sono però lordi e considerando le spese generali, gli imprevisti, i resi tardivi, gli interessi passivi ed altri orpelli, al povero editore restano sì e no 4 o 5. Sempre che si siano venduti tutti i libri della tiratura.
Se poi si considera, ahimè questo è vero, che in Italia ci sono più scrittori che lettori, che in un anno mediamente si spende in libri poco meno del costo di una cena in trattoria, che spesso si acquistano certi libri solo perché di tendenza, non si spiega il fatto che esistono ben 4000 editori e quasi ogni giorno, sorge una nuova casa editrice.
Amore della letteratura?
Spirito di sacrificio per favorire la cultura?
Masochismo?
Macché!
Soldi.
Semplicemente soldi.
Prendiamo il mio editore-scrittore. Mi chiede la collaborazione consistente nell’acquisto di 270 copie su una tiratura prevista di 2500-3000, diciamo mediamente 2700.
Garantendosi la vendita diretta, senza intermediari quali distributori e librai ed escludendo per contratto i diritti d’autore su quelle copie, egli ricava appunto 1800 Euro.
Da questo ricavo occorre detrarre i costi di stampa, le spese generali, gli ammortamenti ecc.
Puri stampatori (vale a dire non case editrici, ma aziende che stampano libri su richiesta degli autori stessi), chiedono circa 1500 Euro per stampare 2700 copie, ossia circa 56 centesimi a copia, I.V.A. compresa, in formato 130x90 mm, con brossurazione, con carta uso mano 100/120 g, corredata di copertina a colori plastificata, compreso l’inserimento del codice ISBN.
Considerando che costoro sono semplici tipografi e che traggono il loro guadagno da tale attività, depuriamo l’importo del 25%, aliquota ragionevole per coprire le spese generali e gli utili d’impresa. Restano 42 centesimi di costo a copia, ossia 1134 Euro di costo totale, arrotondato a 1200.
Al nostro editore sono ora rimasti 600 Euro.
Detraiamo i costi di produzione oltre la stampa, ossia il tempo impiegato su questo libro da: la segretaria che scrive le lettere (2 ore), chi compie la prima lettura e stila una scheda critica sul racconto (8 ore), l’editor per la correzione delle bozze (8 ore), il fattorino ecc. (2 ore), per un totale di 20 ore, retribuite al lordo a 25 Euro per un totale di 500.
Al nostro editore sono ora rimasti 100 Euro che coprono altri costi generali di gestione (luce, telefono, affitti, ammortamenti, interessi passivi ecc.), sempre per la parte relativa al libro in questione.
In pratica, con la “collaborazione”, l’editore esce alla pari, non dovendo pagare tasse su ricavi corrispondenti a zero.
Or bene, se davvero s’impegna nella promozione e supporto del libro, quel che ricava diventa solo utile, sul quale pagare le tasse.
Ipotizzando di riuscire a vendere 1000 copie a 6-7 Euro a copia, si ottiene un ricavo totale di circa 6700 Euro (un vero successo per un esordiente) e considerando prudentemente pari al 20% sul totale, il ricavo che gli spetta, ne consegue che il nostro editore incamera 1340 Euro circa sui quali paga il 50% (esagero!) di tasse che gli consentono un puro utile di 670 Euro, guarda caso il 10% dei ricavi veri.
Senza rischiare nulla di suo!
Sì, perché i costi glieli ho pagati io con la mia “collaborazione”.
Ovviamente ho respinto la proposta, ma supponiamo che la vanità abbia mietuto una ventina di vittime, tra gli scrittori esordienti e che almeno cinque di loro siano riusciti a vendere 200 copie.
Solo per questa attività, l’editore avrà a disposizione 36000 Euro (20 x 1800 Euro) per la stampa, 10000 Euro da corrispondere ai propri collaboratori (20 x 20 ore per 25 Euro) e ricaverà un utile netto di 670 Euro.
Non sono grosse cifre, ma si limitano a 20 gonzi che gli hanno creduto.
Ma se i gonzi, in un anno, diventano 50?
E se qualche autore ha davvero successo e vende 10000 copie?
Certo, potrebbe al contrario andare malissimo e nessun esordiente vendere alcun libro.
Beh, l’editore avrà coperto tutte le spese di stampa, una parte di quelle generali, dimostrerà alle banche di avere un certo giro d’affari tale da giustificare gli affidamenti e ritardare i rientri, inserirà a bilancio perdite tali da ridurre le tasse da pagare e con i guadagni dalla vendita di libri scritti da autori conosciuti, di riviste specializzate, di spazi pubblicitari ecc., camperà bene, vantandosi di essere l’unico “amico” degli scrittori esordienti.
Il loro Mecenate!
Ad onor del vero, non tutti gli editori che cercano una “collaborazione” da parte degli autori, sono solo degli autentici squali.
Esistono editori piccoli e medio-piccoli che pur chiedendo questa “collaborazione” , consistente in un modesto contributo economico o alla rinuncia dei diritti di autore per un certo numero di copie di libri venduti, supportano i loro autori esordienti organizzando presentazioni o partecipando a manifestazioni espositive con i volumi di questi esordienti.
Altri, invece, incamerano la suddetta “collaborazione” senza muovere un dito a beneficio degli autori esordienti.
Tutta questa filippica, col solo scopo di consigliare a chi intraprende il percorso di scrittore di prestare la massima attenzione quando gli viene proposto un accordo di edizione, provando ad informarsi presso ogni canale possibile sul proprio editore. Ad esempio se è conosciuto presso le librerie frequentate, se organizza presentazioni dei propri autori, se partecipa a fiere dell’editoria, leggendo qualche libro già pubblicato da questo editore per controllare la qualità della stampa e dell’editing (mi è capitato di leggere romanzi di autori esordienti zeppi di refusi, segno di una totale assenza del lavoro di correzione bozze, prerogativa dell’editore).
Giusto per non incappare nelle grinfie de “Il Gatto e la Volpe editori”.

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