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letteraria.

domenica 31 ottobre 2010

"Ho studiato economia e me ne pento"


Recensione del saggio di Florence Noiville "Ho studiato economia e me ne pento".

Il termine “economia” deriva del greco (oikos-casa, nomos-norma) e si può intendere come l’arte di gestire la casa, di amministrare i beni di famiglia.

Interpretando il concetto, alla luce dell’enorme retaggio storico-culturale greco-romano, che è alla base della nostra civiltà, l’economia è il metodo per consentire di vivere al meglio e in piena armonia con le risorse che abbiamo a disposizione.

 

L’arte, intesa come capacità, consiste nel trovare un equilibrio tra le nostre esigenze di vita e l’ambiente in cui viviamo, dal quale attingiamo i mezzi necessari alla nostra sopravvivenza come specie.

Sembrerebbe che tutto questo, dal vago aspetto umanistico, non abbia nulla da spartire con la scientifica sequenza di numeri dei dati del Prodotto Interno Lordo o dell’andamento dei mercati finanziari.

Invece è la discriminante tra chi agisce per il massimo (possibile) bene comune di tutti, organicamente con il pianeta che ci ospita e chi persegue solo il profitto individuale.

Dunque chi si occupa di economia ha, o dovrebbe avere, la responsabilità di permetterci di vivere al meglio possibile, preservando però le risorse a disposizione, anche in previsione dei bisogni delle generazioni future. Un compito direi etico.

La realtà, però, quotidianamente ci dimostra che avviene l’esatto contrario: la speculazione è imperante, ognuno è alla ricerca del massimo profitto anche a danno del prossimo e senza remore per la spoliazione del pianeta.

Sull’altare del profitto subitaneo, si sacrifica la salute pubblica, l’avvenire delle generazioni future, la qualità della vita, da non confondere con l’agiatezza della stessa, in un gioco al massacro dove i più agguerriti, quelli più scaltri, coloro che non rispettano le regole, prevalgono su tutti gli altri.

Col risultato che una sempre minore cerchia di persone detiene la quasi totalità della ricchezza mondiale, mentre le classi intermedie stanno lentamente, ma inesorabilmente, scivolando verso gli strati più poveri dell’umanità e nel contempo si consumano più risorse di quelle che la Terra riesce a produrre, esaurendo velocemente quelle non rinnovabili, verso una catastrofe completa.

É un libro che consiglio di leggere poiché induce a riflettere sui guasti che il sistema economico dominante cagiona alla società e al pianeta.

Ecco la recensione.


La metafora calza alla perfezione.



La macchina creata dall’uomo, per affrancarlo dalle mille fatiche quotidiane, diventa incontrollabile, fino a distruggere quanto aveva fino a quel momento realizzato.


Florence Noiville, l’autrice de “Ho studiato economia e me ne pento”, cita il mito ebraico del Golem nel prologo del suo saggio, per descrivere efficacemente la genesi della recente crisi economica.


Strumenti finanziari, creati per scongiurare i rischi di insolvibilità, passando di mano in mano, crescendo artificiosamente di valore, al momento dell’esigibilità, si sono dimostrati carta straccia, facendo crollare un sistema economico che aveva basato su questi arnesi, il proprio effimero successo.


Florence Noiville si è laureata nel 1984 in diritto commerciale presso l'École des Hautes Études Commerciales (HEC), una tra la più prestigiose business schools francesi.


Ha maturato alcune esperienze professionali come analista finanziaria presso una multinazionale americana, prima di decidere di passare al giornalismo.


Riferendosi alle proprie esperienze professionali, citando alcuni avvenimenti riportati anche dalla stampa e raccogliendo le impressioni di ex studenti della HEC e di altre scuole di formazione economica, l’autrice raffigura un sistema economico vittima del suo stesso abnorme sviluppo, che come il Golem ebraico, finisce per distruggere quanto fino a quel momento costruito.


Attori principali di questa sorta di dramma collettivo, sono i manager che si sono formati nella scuole economiche.


Convinti di essere una elite, votati al culto della performance, hanno assecondato acriticamente la basilare esigenza del mondo imprenditoriale, ossia l’incremento perpetuo dei profitti, senza curarsi dei risvolti etici o sociali che certe loro scelte strategiche potevano comportare.


La gratificazione economica, riusciva a lenire ogni possibile senso di colpa in questi dirigenti e la prospettiva di percepire alti livelli retributivi, finiva anche per condizionare la scelta di chi doveva intraprendere i corsi universitari, convincendoli ad iscriversi alle business schools.


Le azioni di questi manager, hanno favorito la recente crisi economica e nonostante avessero frequentato il meglio delle scuole economiche, sono stati colti impreparati dagli avvenimenti, dimostrando la sostanziale vacuità della presunta formazione di altissimo livello e scoprendo la fragilità di un sistema economico sempre più avulso dalla società reale.


Nonostante tutto, Florence Noiville coglie alcuni aspetti che lasciano ben sperare.


Attività letterarie e artistiche in genere, che diventano un prezioso antidoto ai pressanti impegni di lavoro in campo finanziario di quei manager ormai disincantati.


Uomini d’affari che sovvertendo regole granitiche del capitalismo, trovano il modo di fare profitti anche con gli ultimi del mondo, permettendo loro di affrancarsi da una miseria altrimenti inesorabile.


Ed infine un sogno, dove le scuole di formazione economica preparano i dirigenti del futuro in modo responsabile, capaci di evitare crisi finanziarie come quella attuale e allo stesso tempo in grado di garantire il massimo bene comune, nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo e nella prospettiva di assicurare un futuro alle generazioni che ci seguiranno. Giusto per non pentirsi più di aver studiato economia.



Autore: FLORENCE NOIVILLE

ISBN: 978-88-339-2155-6
Pag.: 92
Prezzo: € 10,00
Edito da: BOLLATI BORINGHIERI di Torino
Prima edizione: 2010
Genere: saggio




 

1 commento:

  1. Anche io ho studiato Economia e lavoro da anni nel settore amministrativo-fiscale.
    Tuttavia non me ne pento, anzi penso sia una materia che tutti dovrebbero conoscere ed ritengo sia un grave danno sociale non essere studiata da tutti.
    Condivido però l'impostazione del saggio di Noiville e la sua critica alla (im)preparazione complessiva di manager incapaci a fronteggiare non soltanto le crisi finanziarie ed economiche ma incapaci anche di affrontare temi quali il progresso sociale, la "disciplina" etica, l’onestà e la libertà intellettuale.
    Colpevoli quindi di aver ridotto l'uomo- e loro stessi- a macchine dediti al profitto e all'esasperata ricerca di efficienza in un circolo soffocante che prima o poi sarà destinato a colpire anche loro.
    Ne parlo con cognizione di causa, avendo avuto esperienza, seppure indiretta.
    Al di là comunque di episodi (sempre meno episodi!), sta emergendo una crisi di fondo che non è solo e esclusivamente economica, ma di smarrimento assoluto delle classi dirigenti di comprendere il mondo che li circonda e di indagare l’individuo in una prospettiva di sviluppo e rinnovamento futuro.

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