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Come un naufrago, inserirò in una bottiglia, ovvero questo Blog, i miei messaggi
che affiderò al vasto mare del WEB, affinchè qualche navigatore li possa
scorgere tra i flutti, così da leggerne il contenuto e scoprire la mia passione
letteraria.

domenica 8 maggio 2011

"La strada alla fine del mondo" di Erin McKittrick


Erin e Hig sono sposati, sono accomunati dall’interesse per la scienza (la biologia per lei, la geologia per lui) e dall’amore per la natura, specie quella selvaggia dell’Alaska, dove Hig è nato. I due coniugi vivono a Seattle, nello stato di Washington (Stati Uniti), nella cui università si sono conosciuti.



Insieme avevano fatto diversi viaggi nell’estremo nord del continente Americano, percorrendo complessivamente quasi cinquemila chilometri.

La passione per le spedizioni in regioni selvagge era diventata una vera e propria ossessione, fino ad organizzarne una davvero estrema: più di seimila chilometri, da Seattle alle isole Aleutine in Alaska, attraversando la Columbia Britannica in Canada, da affrontare rigorosamente a piedi, in canotto e sugli sci, potendo contare solo sul cibo che avrebbero potuto acquistare nelle località abitate lungo il percorso che avevano studiato e limitando allo stretto necessario il materiale e il vestiario da portarsi appresso, sapendo di dover affrontare anche il difficile autunno e il gelido inverno dell’Alaska.

Il 9 giugno del 2007 i due coniugi iniziano il loro viaggio-avventura che si sarebbe concluso il 27 giugno dell’anno successivo.

Quattro stagioni passate a diretto contatto con la natura e con sporadici e indispensabili puntate in posti “civilizzati”, giusto per sfamarsi, acquistare i rifornimenti, potersi lavare completamente e dormire un po’ più comodamente rispetto al sacco a pelo sotto una minuscola tenda, come facevano tra un punto di rifornimento e l’altro.

Erin e Hig attraversano foreste assai fitte, battute solo dagli orsi e dai taglialegna che pian piano le stavano facendo sparire per alimentare la sia pur antieconomica industria del legno, affrontano in canotto ogni sorta di bacino, baia, fiume, torrente o fiordo; a colpi di pagaia sfidano le correnti contrarie e il vento gelido. Si accampano alla meno peggio presso dune o costoni per proteggersi, durante la notte, dalla furia degli elementi. Vengono affiancati da leoni marini o dalle balene, a volte incrociano anche qualche orso. Mangiano cibi ipercalorici, ma che occupano il minor spazio possibile nei loro zaini e spesso si riscaldano solo abbracciandosi, consolidando così il loro rapporto fino a concepire un figlio durante il loro avventuroso viaggio.

Hanno così modo di ammirare la natura, sia pure nel suo più spaventoso manifestarsi, e ciò che è stata in grado di plasmare in quelle terre estreme. Constatano nel contempo lo scempio che il genere umano compie per mero interesse economico. Dalle grandi dighe alla deforestazione selvaggia, dagli allevamenti intensivi dei salmoni allo sfruttamento minerario.

Incappano anche in una sorta di Reality Show sulla sopravvivenza in lande estreme ad uso e consumo televisivo. Proprio loro che provavano la sopravvivenza in condizioni estreme, senza ricorrere alla fiction.

Hanno anche l’opportunità di conoscere tante persone affascinate dalla loro impresa, che li ospitano, li rifocillano e consigliano percorsi più sicuri. Alcuni li accompagnano per brevi tratti, ma la gran parte del tempo Erin e Hig la trascorrono da soli, in ambienti selvaggi, incontaminati, a volte ostili, ma sovente di una bellezza superlativa.



Erin McKittrik, nel suo “Viaggio alla fine del mondo” è riuscita a trasporre con le parole quello che i suoi occhi hanno visto, le emozioni che ha provato, le angosce affrontate e la gioia di aver coronato il sogno suo e di Hig.

Un libro piacevole da leggere, anche grazie alla valida traduzione di Madalena Togliani. Particolare per i luoghi descritti, avvincente per il contenuto avventuroso.

Diviso in stagioni e in capitoli di poche pagine che agevolano la lettura, il libro è corredato dalle mappe che mostrano il percorso affrontato. Unico neo: la mancanza di immagini del viaggio, considerando che l’autrice nella narrazione cita spesso le fotografie scattate durante la spedizione.




Autore: Erin McKittrick
ISBN: 978-88-339-2154-9
Pag.: 219
Prezzo: € 16,50
Prima edizione: 2009
Edizione attuale: 2010
Edito da: BOLLATI BORINGHIERI - Torino
Genere: narrativa di viaggio


Erin McKittrick, laureata in Biologia molecolare alla University of Washington di Seattle, ha lasciato gli studi accademici per dedicarsi all’esperienza diretta della wilderness e concentrarsi sull’attivismo ambientale. Vive con il marito e il figlio in una “yurta”, una sorta di tenda tipica di popoli nomadi asiatici, a Seldovia in Alaska. Questo è il suo primo libro

























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